Il Rapporto Ossif 2016: qual è l’evoluzione dei furti?

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Furti nel 2015 in Italia: cosa dice il rapporto Ossif 2016?

Dopo aver preso in esame la situazione delle rapine nel 2015, in questo articolo osserviamo la fotografia che il rapporto Ossif ha fatto sui furti in Italia. I dati, anche per il 2015 sono impressionanti, 1.458.695 furti denunciati: in pratica, poco meno di 4.000 al giorno. Fortunatamente si sta confermando un trend che vede il rallentamento della crescita delle denunce, anzi, l’ultimo anno è stato il primo con un calo (-7,3%) rispetto al passato. Il dato più preoccupante rimane quello del 2011, con un incremento del 10,2% rispetto all’anno precedente.

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Facendo un rapido calcolo, si verificano circa 2.400 furti ogni 100.000 abitanti. Questo ci fa capire che, sebbene si possa parlare di inversione di tendenza e di miglioramento del quadro generale, il livello di sicurezza è lontano dall’essere accettabile. Si comprende molto bene il senso di insicurezza percepito dai cittadini italiani.

I furti più diffusi

I dati presentati nel rapporto Ossif parlano molto chiaro: le abitazioni sono l’obiettivo preferito dai ladri (16%), seguiti dai furti su auto in sosta (13,2%), dai furti con destrezza (11,9%), i furti di autovetture (7,8%), i furti in esercizi commerciali (7%).

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Quali sono le attività commerciali più a rischio?

Andando nello specifico delle attività commerciali e misuriamo il grado di rischio delle principali attività: utilizzeremo un indice che identifica il numero di furti ogni 100 “punti vendita”.

Come per le rapine, la Grande Distribuzione Organizzata risulta essere un obiettivo molto appetibile per i malviventi: 15,1 furti ogni 100 punti vendita. I distributori – sempre una delle categorie preferite per perpetrare reati predatori – risultano molto più vittime di furti (11,1 ogni 100 benzinai) che di rapine (1,7 su 100). A seguire le farmacie (5,3 furti ogni 100 farmacie), le banche (2,3 su 100, con particolare occhio ai bancomat), gli uffici postali (2 su 100), le tabaccherie (1,2).

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Quale furto frutta di più?

Ovviamente le banche (oltre 43.000€) e le poste (circa 35.000€) e, dietro di loro, il vuoto: 8.000€ le tabaccherie e 3.209€ la Grande Distribuzione Organizzata, quest’ultimo un obiettivo meno redditizio ma più facilmente raggiungibile rispetto ai bancomat e ai postamat, per i quali solo i ladri più esperti ed apprezzati possono rappresentare un vero pericolo. E infatti, negli attacchi agli atm vengono utilizzati gas e/o esplosivi, non maneggiabili da tutti.

Evoluzione dei furti nei vari settori a rischio:

Secondo il Rapporto Ossif c’è una diminuzione dei reati in tutte le categorie, eccezion fatta tra le attività commerciali per i distributori di carburante (+2,4%), sempre molto difficili da proteggere.  Per questi ultimi, tra l’altro, i metodi usati sono pittoreschi ma sempre efficaci: ho letto recentemente di tre distributori saccheggiati utilizzando un aspirapolvere molto potente per aspirare le banconote. Altro metodo spesso utilizzato, sventrare la cassa self service servendosi di un furgone adoperato come ariete.

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I settori più resilienti ai tentativi di furto

Se il tentativo di rapina a una banca fallisce 3 volte su 10, è ancor più difficile effettuare un furto: il 52,9% degli assalti fallisce. Per le poste questa percentuale è addirittura del 76,4%. Ciò nonostante l’organizzazione dei malviventi e l’utilizzo di esplosivi e gas o lo sradicamento dei bancomat.

Segue la Grande Distribuzione Organizzata: per i centri commerciali, il 31,8% degli attacchi fallisce.

Tra i settori presi in esame, colpisce molto la difficoltà delle tabaccherie a resistere ai furti: solo lo 0,2% delle tabaccherie oggetto di furti riesce a sventarli. E’ indicativo di quanto debba essere fatto per la sicurezza delle tabaccherie: non è solo questione di rapine, ma anche di intrusioni in orario di chiusura.

Non sono stati diffusi dati sui tentativi falliti o riusciti nelle farmacie.

Sintesi del rapporto Ossif sui furti: prevenzione e contrasto

Come per le rapine, anche per i furti la prevenzione è fondamentale: infatti, al di là dei settori dove è maggiore la cultura della sicurezza (le banche), il Ministero dell’Interno ha sviluppato dei Protocolli d’Intesa. Un esempio è quello siglato per le farmacie tra il Ministero e Federfarma, che tratta il tema del videoallarme antirapina e non solo:

  • Assistenza delle Forze dell’Ordine nell’attività di formazione dei titolari;
  • Presisposizione di materiale informativo sulle buone prassi della sicurezza;
  • L’adozione di sistemi di sicurezza e videoallarme non più stand alone ma collegati a Centrali Operative di Polizia e di Istituti di Vigilanza Privata;
  • L’impegno a incentivare le forme di pagamento elettronico, limitando la circolazione del contante.

In altri settori, come la Grande Distribuzione Organizzata, gli investimenti sono mediamente rilevanti, la problematica è la necessità di protezione di diverse tipologie di punti sensibili: casse continue, casseforti, caveau, sistemi elettronici di pagamento, sistemi anti-intrusione, prevenzione su microcriminalità. A seconda delle dimensioni dell’esercizio varierà il tipo di rischio e, di conseguenza, l’investimento.

Per i benzinai, la struttura particolare (aperta ed esposta) dei distributori rende difficoltosa la protezione: oltre a sistemi di videosorveglianza collegati a Centrali Operative, è fondamentale la creazione di barriere che ostacolino il più possibile lo sradicamento degli accettatori di banconote, oltre a una migliore gestione delle casse e un’incentivazione della moneta elettronica.

Per le tabaccherie, la FIT (Federazione Italiana Tabaccai) è molto attiva e promotrice di progetti aventi come obiettivo la formazione dei titolari e l’incentivo all’adozione di sistemi di sicurezza evoluti, oltre a un maggiore utilizzo del pagamento elettronico.

Un elemento è ricorrente in tutti gli ambiti: fare fronte comune e collaborare per condividere conoscenze e buone pratiche per la prevenzione e l’adozione dei migliori sistemi di difesa. Le banche da diversi anni hanno tracciato la via, seguite dagli altri settori che però devono ancora fare molto per garantire sicurezza ai propri associati.

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