A marzo è uscito l’ottavo Rapporto Clusit, valido per l’anno 2019: un’analisi che negli anni ha sempre più avuto diffusione sui media. Dapprima un must per gli addetti ai lavori, ora di interesse anche per imprenditori e manager non propriamente esperti di cyber security. Ma quali sono gli elementi più interessanti del rapporto Clusit 2019? Scopriamo insieme gli eventi più significativi degli ultimi 12 mesi e cosa ci aspetta per il futuro a venire.
Una “non novità”: il 2018 l’anno peggiore di sempre
Il cyber crime è un mondo in espansione e perciò non ci sorprende affatto quando leggiamo che per il rapporto Clusit il 2018 è stato l’anno peggiore di sempre sia per quanto riguarda l’evoluzione delle minacce “cyber” che per numero di attacchi e impatto per le vittime.
Quello che colpisce è tuttavia il livello di crescita dei cyber attacchi: nell’ultimo biennio il numero di cyber crimini è aumentato di 10 volte rispetto a quello precedente. Una crescita non lineare ma addirittura esponenziale.
Più attacchi, maggiori danni
La pericolosità degli attacchi aumenta: nello specifico, nel 2018 sono stati registrati 1.552 attacchi gravi (+ 38% rispetto all’anno precedente), con una media di 129 attacchi gravi al mese (rispetto a una media di 94 al mese nel 2017, e di 88 su 8 anni).
Trend: conferme per il 2019…
Per quanto sia difficile prevedere cosa accadrà in un mondo così veloce e in trasformazione come quello della cyber security, le stime degli esperti del Clusit paventano 150 cyber attacchi mensili nel 2019, 1.800 nell’anno.
Le potenzialità date dalla tecnologia vengono sfruttate sempre più dagli hacker, che sembrano sempre in vantaggio sui “buoni”. Questo sentimento di impotenza tuttavia è doppiamente pericoloso, perché molte aziende commettono l’errore grave di essere fataliste senza programmare un’adeguata protezione informatica.
Rapporto Clusit 2019: cosa spinge gli hacker a colpire?
I furti di informazioni restano il principale bersaglio degli hacker. Obiettivo estorcere soldi alle vittime o spiare i dati dei competitor. Ecco le principali motivazioni:
- Cybercrime (79%)
- Spionaggio (13%)
- Hacktivismo (4%)
- Information warfare (4%)
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Le tecniche di attacco
Per compiere i cyber attacchi, la tecnica più utilizzata è – ancora una volta – quella che prevede la diffusione di un malware (38%), mentre al secondo posto troviamo attacchi effettuati attraverso tecniche ancora sconosciute (26%).
Lo sfruttamento di vulnerabilità è al terzo posto (11% dei casi), seguito da phishing & social engineering (10%).
In quinta posizione gli APT (Advanced persistent threat, ossia continui tentativi di attacco) nel 6% dei casi.
Il furto degli account è stato strategico ai fini dell’attacco nel 4% dei casi, mentre i DDos hanno agito nel 3% degli eventi presi in esame dal Rapporto Clusit.
Chiudono gli attacchi perpetrati attraverso minacce di tipo 0 day e l’hacking degli smartphone con l’1%.
Non ci resta che aspettare la fine del 2019 per verificare se le previsioni del Rapporto Clusit si saranno rivelate corrette. Nel frattempo dobbiamo alzare il livello di sicurezza.
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