Assalti al Bancomat: i metodi più utilizzati

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Sono tra i colpi che destano più scalpore perché spesso molto spettacolari: sono gli assalti ai bancomat. Scopriamo insieme quali sono i metodi più utilizzati (e le contromisure a disposizione delle banche).

Assalti al bancomat: un pugno di uomini per il colpo

Il furto di contanti in un bancomat non è cosa da solisti, il numero perfetto in questo tipo di attività è 4, ma anche 5. Difficile che il numero della banda sia minore, perché è necessario avere degli specialisti ed essere terribilmente veloci.

Il metodo più utilizzato? L’esplosivo. Ma non solo…

Un grande classico è l’utilizzo dell’esplosivo: l’obiettivo è disancorare l’ATM dai muri e, soprattutto la cassa con i contanti. Spesso viene utilizzato un mix composto da gas e acetilene, ma anche delle semplici bombole di gas che servono per innescare l’esplosione. Altre tipiche composizioni sono di alluminio, nitrato di ammonio e polvere pirica.

A volte viene utilizzata la “marmotta”, una specie di parallelepipedo di metallo riempita di esplosivo.

Tutte queste soluzioni vengono preparate in casa direttamente dai ladri.

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Altri attrezzi del mestiere

Il piede di porco, cesoie, tutti elementi che possono essere trovati presso un ferramenta: in questo caso l’obiettivo è forzare e “dare il colpo di grazia” a esplosione già avvenuta.

Ma non solo, perché poi intervengono veri e propri utensili dell’edilizia, quando si decide non solo di sradicare ma anche – letteralmente – di portarsi via tutto il bancomat: cinghia assicurate a ganci di traino, tubi, estintori, …

Assalti all’ATM: la gru tra i casi più clamorosi

Nel 2018 è balzato alle cronache un assalto a un bancomat di Napoli, per il quale è stata utilizzata una gru che ha scardinato in blocco tutto l’ATM. L’allarme ha rovinato i piani dei malviventi che sono stati costretti a scappare, l’obiettivo era caricare su un camion l’intero bancomat per poi forzarlo con calma in un luogo sicuro.

Evento raro ma non unico, visto che era già successo a Roma nel 2017 (tentativo sempre andato male).

Non solo attacchi fisici, ma anche informatici

Ne abbiamo parlato in un precedente articolo, ma ormai il pericolo non è più solo fisico, è anche informatico. Gli hacker puntano i bancomat e ci provano contraffacendo i lettori delle carte (skimmer) oppure infettandoli e sfruttando i bug causati da sistemi operativi obsoleti e non strutturati per contenere le più recenti minacce informatiche.

Le contromisure per la difesa dei bancomat

Esistono da diversi anni sistemi macchiatori che in caso di attacco spruzzano verso le banconote un componente macchiante ad altissima propagazione. Il liquido rende inutilizzabili le banconote, perché facilmente riconoscibili.

Altri sistemi, ad alto tasso di efficacia (e tra l’altro presenti in praticamente tutti i bancomat) sono l’ancoraggio della cassa alla parete.

Ma è fondamentale attivare un sistema di allarme (integrandolo con videosorveglianza e nebbiogeno) collegato a una centrale operativa che assicuri l’intervento di guardie giurate e forze dell’ordine. Perché “sconfiggere” un bancomat non è questione di 60 secondi ma di diversi minuti, in cui l’intervento delle pattuglie diminuisce ancor di più le probabilità di successo per i malviventi.

Pensare anche alla sicurezza informatica

Considerando anche i tentativi di hackeraggio sopra citati, la sicurezza logica va di pari passo con quella fisica, per cui un integratore di sistemi di sicurezza che ha il compito di progettare una soluzione per una filiale deve pensare a entrambi gli aspetti (la cosiddetta “convergenza di sicurezza fisica e informatica”).

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